Oro lavorato quali sono le tecniche più utilizzate

lavorazione orafaChi conosce anche solo superficialmente l’oro, sa che, nonostante la sue enorme diffusione e presenza nelle case di un gran numero di persone, difficilmente lo si può trovare “in purezza”. Loro, infatti, è un metallo molto malleabile che, per poter essere reso stabile, ha necessariamente bisogno di essere legato ad altri elementi. Ecco, allora, che accanto al lavoro di estrazione, che serve per ricavare il metallo nobile per definizione, il processo di lavorazione dell’oro assume un’importanza fondamentale.
Tante e diverse sono le tecniche di lavorazione dell’oro. Le più antiche, risalenti alle popolazioni che per prime sfruttarono questo materiale, sono la cosiddetta “stozzatura” e la “tiratura a martello”. Entrambe prevedono una lavorazione fisica di grossi pezzi di oro, dai quali vengono ricavate, usando i tradizionali strumenti di martello e incudine, delle lamine più o meno sottili. Si tratta della lavorazione più rudimentale, che deve essere eseguita con particolare attenzione per non rischiare di rompere le lamine.
Anche la “presa nella massa” è una tecnica antica che, però, ancora oggi viene utilizzata: si tratta di un procedimento nel quale da un blocco di oro iniziale si ricava un oggetto inizialmente grossolano poi, via via, più preciso, attraverso un paziente lavoro di martello e incudine.

Una prima fondamentale evoluzione la si ebbe con la popolazione micenea che, nel XXIX – XX secolo a.C. iniziarono a utilizzare o processi di fusione e saldatura. Il primo serve a dare una forma precisa all’oro, facendo colare il metallo con le tecnica della fusione a cera persa. Questa tecnica può anche essere utilizzata per la creazione di oggetti più grossi e sostanziosi dai quali ricavare, successivamente, lamine e fili d’oro.

La lavorazione dell’oro si lega anche alla destinazione principale che, da sempre, ha questo metallo: ovvero una funzione ornamentale espressa soprattutto attraverso i gioielli. In questo senso decisivo fu l’apporto degli Egizi: furono loro i primi a legare l’oro al concetto di divinità. Passaggio analogo avvenne, dall’altra parte del Globo, grazie au Maya e gli Incas, dando fin dall’antichità dimostrazione dell’universale diffusione di questo prezioso metallo.
La tradizione che potremmo già definire di “gioielleria” proseguì con Sumeri ed Etruschi ed ebbe uno sviluppo incredibile durante il Medioevo, quando si affermò una vera e propria arte del gioiello.
È proprio con il diffondersi delle professioni legate a questo settore che, di conseguenza, crescono e si affinano anche le tecniche di lavorazione dell’oro. Inizialmente i metodi utilizzati furono mutuati da quelli per la creazione di oggetti d’uso comune, in special modo la battitura. Attraverso questa si iniziarono a creare delle scanalature sulle lamine utilizzate. Quindi, affinando la tecnica, comparvero le prime decorazioni in rilievo che, con il passare dei decenni, si fecero sempre più particolareggiate e rifinite, fino a conferire degli effetti pittorici di grande effetto. L’apice della lavorazione a sbalzo lo si raggiunse nell’Europa del XVI e XVII secolo, con la produzione di oggetti di uso religioso davvero notevoli.

Entrando più nello specifico, orafi e incisori possono adottare le tecniche di incisione e cesellatura. Quest’ultima procedura prevede l’uso di un utensile con la punta smussata che, colpendo la superficie d’oro spinta dai piccoli colpi di martello, scolpisce la superficie. L’incisione, invece, prevede l’utilizzo di un piccolo strumento da taglio che agisce sulla superficie dorata asportando delle strisce sottili di metallo e creando in questo modo il disegno desiderato.
Importante, nella lavorazione dell’oro, è anche il colore: questo dipende sostanzialmente dal metallo a cui l’oro, come detto in precedenza, si lega per essere lavorato. Anticamente, anzi, questa era l’unica possibile variabile, con l’argento e il rame usati nella stragrande maggioranza dei casi. Oggi le nuove tecniche hanno permesso una ulteriore evoluzione, che porta ad avere oro anche di colori originali come violetto o blu.

Al discorso del colore si lega la tecnica di lavorazione dell’opacizzazione che, scurendo o rendendo opache determinate parti della superficie dorata, crea degli effetti decorativi molto particolari, che spiccano al contrasto con le parti di oro rimaste lucide.
Sottili lamine di oro possono essere utilizzate anche per ricoprire metalli di altra natura: è questa la tecnica della doratura, capace di ottenere effetti particolarmente piacevoli. Sulla stessa falsariga funziona il procedimento dell’intarsio, chiamato anche “damascatura” dalla città di Damasco che, nel periodo del Medioevo, sviluppò notevolmente tale procedimento.

5 Motivi Per Comprare Gioielli Rigenerati

gioielli ricondizionatiTi sei mai chiesto cosa accade all’oro e argento che sono acquistati dai compro oro?
Sicuramente hai sentito parlare della fusione e della lingottatura, che permettono di recuperare il metallo prezioso e formare lingotti o recuperare lastre di metallo da inviare alla produzione o alla lavorazione orafa.
Forse però non sai che la maggior parte dei monili, degli orologi e degli oggetti in oro e argento non segue questa sorte, ma viene recuperato e avviato ad un processo di recupero approfondito che, grazie alla collaborazione con officine orafe specializzate, si conclude con una completa rigenerazione.
Gli oggetti preziosi vengono cioè rimessi a nuovo e reimmessi sul mercato, pronti per essere nuovamente ammirati e scelti.

Oggi, grazie all’incremento dei clienti del mercato dell’usato (si parla del 30% di italiani nel solo 2013) quella dei gioielli usati e ricondizionati è ormai una realtà interessante e appetibile, che permette a tutti di acquistare per sé o per un gradito regalo un bene prezioso, in grado di mantenere e rivalutare nel tempo il proprio valore senza sprechi e con un occhio all’ambiente.

Ci sono almeno cinque motivi per scegliere un gioiello rigenerato, vediamoli insieme.

1 – Il primo e più immediato vantaggio è sicuramente il risparmio.
Il gioielli recuperati sono a tutti gli effetti pari al nuovo, anche e soprattutto in relazione al loro valore intrinseco che, come noto, non dipende dall’epoca di produzione o dallo stato di conservazione, ma essenzialmente dalla caratura, ovvero dalla quantità di oro o argento puri contenuta, nonché dalla presenza di eventuali pietre preziose.
Anche esteticamente tuttavia, non si può non considerare che essi appaiono in tutto e per tutto equivalenti ai gioielli che sono venduti nelle gioiellerie, ma vengono rimessi sul mercato a prezzi incredibilmente vantaggiosi.
Si parla di sconti che, in alcuni casi possono arrivare a toccare i 60 – 70 – 80% sul prezzo di listino e non è raro si tratti di pezzi firmati da brand molto noti, di fama internazionale.

2 – I gioielli ricondizionati sono buoni per le tasche, ma lo sono anche con l’ambiente.
Forse non tutti sanno che per estrarre oro e argento da destinare poi alla lavorazione, vengono distrutte ogni anno grandi aree del pianeta, che subiscono una vera e propria violenza, spesso giustificata economicamente dall’ottenimento di pochi grammi di metallo prezioso.
Anche il recupero di oro o argento da altre lavorazioni, sebbene meno invasivo, comporta dei rischi notevoli, in quanto richiede in genere il ricorso a solventi e sostanze chimiche nocive per l’uomo oltre che per la natura.
Tutto ciò si può evitare recuperando un gioiello usato: si conserva un valore, gli si ridà dignità e si evitano sprechi di risorse.

3 – Il catalogo dei gioielli ricondizionati è quanto di più vario e originale sia disponibile sul mercato.
La tipologia di clienti che si rivolge all’usato per vendere i propri monili è davvero variegata e spazia tra le diverse tradizioni e epoche, permettendo ai commercianti di aggiungere alle loro esposizioni dei pezzi unici.
Puoi trovare oggetti vintage, d’epoca, personalizzati e scovare quel pezzo unico e perfetto per te o per la persona a cui vuoi fare un regalo speciale, senza dover sottostare ai dettami della moda che spesso influenzano i rifornimenti delle tradizionali gioiellerie.
Varietà ed estro: lasciati ispirare da qualcosa di unico!

4 – Sebbene il processo cui sono sottoposti elimini ogni traccia visibile riconducibile ai precedenti proprietari, eliminando incisioni e segni di ogni tipo, non si può nascondere il fascino della storia racchiusa in alcuni gioielli.
Raccontano amori, vite vissute, avventure passate. Racchiudono il fascino del non detto, la magia dell’immaginato.
Pensa a quanto sarebbe romantico suggellare il vostro amore con un gioiello che è stato già testimone di un’unione duratura e fortunata o scovare un amuleto appartenuto, chissà, ad una fortunata dama d’altri tempi.

5 – Rivolgerti un rivenditore di usato ti garantisce come acquirente oltre che come venditore.
Il settore è sottoposto ormai a stringenti controlli e i monili rivenduti sono tutti garantiti e certificati, oltre ad essere consegnati in deliziose confezioni.
Nel caso siano presenti pietre preziosa saranno rilasciate le relative certificazioni private.
Puoi anche richiedere una valutazione ufficiale, così da avere tutti i dati necessari per una eventuale futura transazione.

Compro Oro E Argento, Valutazioni Gratuite

oro da vendereL’oro è il metallo nobile per definizione. Da sempre ricercato e “venerato” per la sua purezza estetica, si può dire che il suo cammino corra parallelo a quello dell’uomo stesso. Fin dalla notte dei tempi, infatti, l’oro è stato utilizzato per realizzare manufatti e gioielli, sfruttando anche la sua proprietà di materiale inattaccabile dagli agenti esterni.
Fin da subito, però, l’uomo si è anche reso conto che, per le sue caratteristiche naturali, questo metallo doveva essere lavorato insieme ad altri elementi. Una caratteristica che è alla base della distinzione tra oro puro e oro lavorato.

In natura, l’oro si presenta come un metallo dall’elevato peso specifico (caratteristica sfruttata, in tempi antichi, per l’estrazione dell’oro dalle acque dei fiumi, per esempio); molto tenero, duttile e malleabile. Principalmente lo si può trovare sotto forma di grani, pepite o pagliuzze, presenti nei depositi alluvionali e nelle rocce. È inossidabile, omogeneo e, come detto, difficilmente attaccabile da altri elementi chimici. Queste caratteristiche sono quelle che lo rendono così prezioso e perfetto da lavorare, ma nello stesso tempo gli conferiscono una certa facilità all’usura. Per questo, nella realizzazione degli oggetti di uso più comune, l’oro è lavorato insieme ad altri metalli come argento, rame, zinco, stagno o palladio.
Per definizione, l’oro puro è quello a 24 carati (oppure, 999,9 millesimi). Su questo si basa la quotazione internazionale della borsa, che funge da base per tutte le transazioni commerciali di oggetti in oro. Al di là delle pepite e pagliuzze che si trovano in natura, l’oro puro è quello conservato nei lingotti o in alcune particolari monete.
Tutti gli altri oggetti in oro vedono, invece, questo elemento unito ad altri: per questo l’oro lavorato è anche chiamato oro usato. Dai gioielli alle monete, dalle medaglie agli orologi, tutti gli articoli in oro che si possono trovare in casa hanno una percentuale di elementi diversi al loro interno. La percentuale stessa e la natura dei metalli che sono uniti all’oro determinano il valore dell’oggetto.

Le leghe più frequenti sono quelle che utilizzano il rame o l’argento: il primo aumenta decisamente la durezza dell’oro e, per questo, è molto usato nella fabbricazione delle monete. Anche il colore si fa via via più carico all’aumentare della percentuale di rame utilizzata. L’argento, invece, non altera in maniera decisa le proprietà meccaniche dell’oro, ma influisce nettamente sul colore, schiarendolo e virandolo verso il verdognolo.
In gioielleria, oro rosa e oro verde prendono vita da una lega di tre elementi, mentre l’oro bianco nasce dall’unione di oro e palladio, a cui successivamente è aggiunto nichel. spesso già legato a cromo o altri ulteriori elementi. Utilizzare tre o più elementi anziché due consente di migliorare le peculiarità meccaniche dell’oro puro ma, nello stesso tempo, non alterarne più di tanto il colore, che risulta molto simile a quello dell’oro puro.
Il rapporto tra le quantità di oro presente nel gioiello o nell’oggetto che si vuole valutare, e quella degli altri metalli che compongono la lega, prende il nome di “titolo”. La sua unità di misura è il carato o il millesimo per grammo. Più comunemente si sente parlare di carato che, preso nella sua quantità unitaria, corrisponde a un ventiquattresimo di oro sul totale dell’oggetto. Nei gioielli, generalmente si utilizza l’oro a 18 carati, che corrispondono a 750 millesimi: in sostanza, fatte mille le parti di cui è composto un gioiello, se questo è a 18 carati, significa che 750 parti di esso sono in oro. Si possono trovare facilmente anche gioielli e oggetti a 14 o 9 carati.

Si capisce, dunque, che per avere un’idea di quanto realmente valga un gioiello, non si può far riferimento al valore del metallo in borsa, in quanto questo si riferisce all’oro puro a 24 carati. Uno strumento molto comodo per avere uno quotazione precisa e quanto più possibile reale, lo si può trovare su alcuni siti internet di importanti brand di compro oro: è il servizio di quotazione on line. Qui, semplicemente selezionando i carati del proprio gioiello e inserendo il suo peso, con un click si può avere una stima precisa del prezzo dell’oro usato a cui lo si potrebbe rivendere.
Questi siti, generalmente, offrono anche la possibilità di bloccare il prezzo visualizzato on line e vederselo riconosciuto se ci si reca, nell’arco di 24 ore, presso un punto vendita del brand presso il cui sito si è effettuata la valutazione.

Perchè Investire In Sterline D’oro?

sovrana oroLa sterlina britannica è una delle monete più utilizzate e scambiate al mondo, oltre che una delle più antiche tutt’ora in circolazione. Deve il suo nome originale, pound sterling, al fatto che il suo valore fosse un tempo pari ad una libbra ( pound ) di argento di lega sterling, ossia a 925/1000. Anche il simbolo utilizzato per indicarla, £, è l’iniziale della parola latina libra.
In Italia si utilizza erroneamente il termine sterlina d’oro per riferirsi ad un’altra moneta, il cui nome esatto sarebbe sovrana ( gold sovereign in inglese ). La prima emissione di sovrane si deve al re Enrico VII nel 1489, e vengono ancora oggi coniate pur non avendo più corso legale. Deve il nome al ritratto del re seduto sul trono, impresso su una faccia della moneta.

La moneta originale aveva un peso di mezza oncia troy, equivalente a 15,6 grammi, ed era coniata in oro di purezza 960 millesimi, o ventitré carati. Non aveva impresso alcun valore facciale, era solo un pezzo d’oro di peso e purezza definiti. Successivamente, per opera di Enrico VIII il grado di purezza fu portato a 916 millesimi, ossia ventidue carati, valore che rappresenta a tutt’oggi lo standard per le monete in oro, sia britanniche che statunitensi. Infine nel 1816 il peso dell’oro contenuto è stato ridotto all’attuale di 0.23 once troy, o 7,32 grammi, mantenendo invariato il grado di purezza, per un peso complessivo della moneta di 7,99 grammi. La parte rimanente della lega che compone la moneta è costituita da rame, al fine di aumentarne la durezza per renderla maneggiabile, in quanto si trattava di una moneta a corso legale.
Negli anni furono coniate anche monete da mezza sovrana, da due sovrane e da cinque sovrane. Solo le monete da una e da mezza sovrana erano però coniate per la normale circolazione. Le monete più grandi erano infatti maggiormente soggette alla cosiddetta tosatura, ossia l’asportazione illecita di piccole quantità di metallo, che veniva effettuata limandole oppure chimicamente, oppure ancora praticando microscopici fori nella moneta che venivano successivamente occultati rimartellandola. Per questo motivo la Banca d’Inghilterra ritirava periodicamente le monete più vecchie per riconiarle, in modo da garantire sempre la quantità d’oro originariamente prevista.

Dalla fine della prima guerra mondiale, con l’abbandono del gold standard da parte della Gran Bretagna, la sovrana non ha più corso legale, ossia non più essere usata come mezzo di pagamento. Cessò così anche la produzione in massa, e le sovrane furono ancora coniate solo a Sydney, Perth, Melbourne, Bombay, Pretoria e Ottawa, fino al 1932. La produzione della zecca di Londra riprese brevemente nel 1935 per via del tentativo, poi fallito, da parte di Winston Churchill di ritornare al gold standard.
Infine il conio fu definitivamente ripreso anche in Inghilterra nel 1957, pare per contrastare la produzione di monete false in Italia e Siria.
Sembra infatti che le sovrane fossero normalmente utilizzate dal Ministero degli Esteri inglese quale forma di pagamento nelle colonie e soprattutto in Medio Oriente, motivo per il quale era di cruciale importanza che lo standard e l’autenticità fossero strenuamente difesi.
La produzione è poi gradualmente rallentata, limitandosi a monete di prova o da collezione. Il conio di sovrane da investimento è ripresa a pieno ritmo nel 2000.

Le sovrane vengono classificate generalmente in base al nome del sovrano sotto il cui regno sono state coniate, e la cui effige, in varie versioni per i sovrani più longevi, è incisa sul cosiddetto dritto della moneta. Sul rovescio a partire dal 1817 è inciso San Giorgio che uccide il drago, opera dell’incisore italiano Benedetto Pasquinucci. Fanno eccezione alcune le serie Giorgio IV dal 1825 al 1830, Guglielmo IV dal 1831 al 1837, Vittoria dal 1838 al 1887 ed Elisabetta II nel 2002.
Dal 1871 al 1887 è stata coniata anche un’altra serie con l’effige della Regina Vittoria recante però sul rovescio l’incisione del Pasquinucci.
Per Elisabetta II è stata sono state coniate due serie particolari, una nel 2002 recante sul rovescio lo scudo reale, ed una nel 2005 recante una nuova versione del San Giorgio.
Trattandosi di monete da collezione, il loro valore può variare enormemente a seconda della rarità o dello stato di conservazione. I due valori ovviamente si intersecano e una moneta di una serie particolarmente rara in cattivo stato di conservazione può magari valere come una di una serie meno rara in ottimo stato.
Le monete vengono classificate, in base al solo stato di conservazione, in varie categorie che vanno nel nostro paese dal fior di conio al discreto. Per quanto riguarda le monete d’oro viene assegnato il cosiddetto premio, ossia un aumento del valore economico, per le monete considerate di grado splendido o bellissimo, al primo ed al secondo “grado” della scala rispettivamente, e sono le monete più richieste e indicate per un acquisto a scopo di investimento. Le monete fior di conio hanno solitamente un premio che supera il valore dell’oro contenuto.
Le monete classificate con gradi inferiori, molto bello e bello, vengono solitamente scambiate in base al peso dell’oro, ossia per il solo valore di metallo contenuto, fatta eccezione per alcune monete particolarmente rare. Da tener presente che è la faccia maggiormente usurata della moneta a definirne lo stato di conservazione generale.

Il regime di tassazione per le monete in oro da investimento varia ovviamente da paese a paese. Ad esempio in Inghilterra le sovrane d’oro sono esenti Iva come le altre monete da investimento, ma godono anche del vantaggio che il guadagno realizzato nel rivenderle è esentasse, a differenza delle monete d’oro straniere sulle cui plusvalenze grava un’imposta del 18%.
In Italia non esiste questa differenziazione, e le monete d’oro sono considerate tutte equivalenti ai fini fiscali. Fanno eccezione quelle che non vengono considerate come monete da investimento, ma solo monete rare da collezione. Nel caso della sterlina d’oro si tratta delle monete coniate prima del 1817, che sono comunque molto rare e circolano solo nel mercato dei numismatici e non in quello da investimento.
L’oro da investimento è esente Iva per l’acquisto sia da parte di privati che di società o enti. Per quanto riguarda la tassazione delle eventuali plusvalenze derivanti dalla vendita, la tassazione è differenziata con un aliquota del 6% per società ed enti e del 12,5% per i privati.
Questo regime rende le monete d’oro un investimento migliore rispetto ad esempio a quelle d’argento, che subiscono la stessa tassazione sui guadagni ma non godono di alcuna esenzione Iva.

Se si sceglie il conio da investimento, è molto importante tenere conto del cosiddetto spread o premio. Questo rappresenta il differenziale tra il prezzo a cui viene commerciata la moneta ed il prezzo dell’oro contenuto. Come accennato sopra, uno dei fattori che concorrono a formare lo spread è il grado di conservazione della moneta. Altri fattori sono la rarità, la fabbricazione ( più è complicata e piccola la moneta, più alto sarà il premio). Il premio viene anche regolato dal gioco della domanda e dell’offerta, quindi più alta sarà la domanda rispetto all’offerta, maggiore sarà il premio. Da questo punto di vista le sovrane risultano sempre molto richieste, perciò hanno solitamente degli spread favorevoli. Anche il fatto che la sterlina d’oro sia una moneta conosciuta in ogni parte del mondo,e richiesta di conseguenza, fa sì che abbia sempre un buono spread.
La presenza di questo spread rende l’investimento in monete auree potenzialmente più vantaggioso e redditizio, rispetto ai classici lingotti che hanno uno spread praticamente nullo. Questo per il semplice fatto che la componente di valore dello spread si va a sommare al valore in oro della moneta, ed in alcune fasi di mercato può portare ad avere dei ritorni maggiori rispetto a quelli che si potrebbero ottenere con il solo aumento della quotazione dell’oro, creando quello che viene definito in gergo finanziario un effetto leva. Addirittura non è impossibile che in alcuni momenti di calo del mercato dell’oro, lo spread possa avere una sorta di effetto paracadute sul valore complessivo di una moneta, rendendo magari ancora conveniente venderla quando già non sarebbe più conveniente vendere un lingotto.

L’acquisto di sterline d’oro va sempre effettuato presso rivenditori di fiducia o di provata reputazione. E’ consigliabile visionare di persona le monete che si andranno ad acquistare, per poterne valutare lo stato di conservazione, cosa difficile se non impossibile da una fotografia. Non potendo o non volendo recarsi in un negozio, si possono comunque acquistare monete via web. In questo caso è consigliabile evitare siti di aste online e simili, ma rivolgersi a quei pochi grandi nomi del settore, che offrono prezzi continuamente aggiornati e garanzia di serietà.

Fixing Dell’oro, Cos’è E Come Viene Stabilito

quotazione oroL’oro è storicamente, il bene rifugio per eccellenza, sia grazie alla sua sostanziale immunità dai discorsi legati a svalutazione e inflazione, sia per il suo ruolo di “paracadute” nei momenti in cui i mercati finanziari sono particolarmente turbolenti. Tutte le banche centrali dei principali Paesi hanno una riserva aurea che utilizzano come riserva monetaria, sfruttando, oltre al valore in sé dell’oro, la sua caratteristica di non richiedere un grosso ingombro, di non deperire nel tempo e, non ultimo, di avere una validità assolutamente mondiale.

Tutto ciò, comunque non esclude il fatto che anche l’oro sia soggetto a quelle leggi del mercato che governano l’economia globale e che ne determinano, seppure in maniera minore rispetto ad altri fattori economici, delle variazioni.
In un contesto sempre più globalizzato, i fattori che hanno un ruolo fondamentale nello stabilire la quotazione dell’oro sono diversi e non tutti competono esclusivamente il versante economico, coinvolgendo anche gli scenari sociali e politici.
La prima cosa da sapere, per approfondire l’argomento, è che il punto di riferimento per le quotazioni dell’oro è la città di Londra: è qui che, alle ore 10,30 e alle 15 di ogni giorno la London Bullion Market Association (nota anche con la sigla LBMA) compie il London Gold Fixing, stabilendo il prezzo dell’oro che funge da riferimento a livello internazionale.
Questa metodologia, che dura fin dal 1919, la si deve alla famiglia Rothschild, che diede inizio all’operazione contando sulla collaborazione di altri quattro potenti mercanti d’oro. Oggi alle famiglie dai cognomi importanti si sono sostituiti istituti di credito e brooker autorizzati (rappresentanti della Barckays Bank, della Bank of Nova Scotia Mocatta, Deutsche Bank, la Société Générale e l’HSBC Bank, per dare un’idea dei protagonisti all’interno dell’LBMA) , ma di fondo, la procedura non è così diversa: il prezzo che esce dalla riunione di questo ristretto comitato è quello che viene poi comunicato al mercato e sul quale si basano le contrattazioni di tutto il mondo.

Scendendo più nello specifico, si può dire che il fixing funziona come una contrattazione collettiva: la seduta si apre con la comunicazione, da parte del “Chairman”, di un prezzo dell’oro che sia in linea con quello dei mercati in quel momento. Dopodiché si aprono le contrattazioni e ogni membro dell’LBMA, dopo aver consultato il proprio ufficio di riferimento, dichiara il suo interesse, o meno, a vendere o comprare oro alla cifra proposta. Il meccanismo va avanti fino a che domanda e offerta non trovano un punto di incontro.

La domanda, a questo punto, è: su quali basi i componenti dell’ LBMA decidono a che cifra vendere o acquistare il prezioso metallo?
Dare una risposta univoca non è assolutamente semplice, ma, per iniziare, si può dire che, come per ogni materia economica, un ruolo fondamentale lo gioca l’equilibrio di domanda e offerta. Per l’oro, gli attori principali di questa “bilancia” sono i più importanti istituti bancari centrali nazionali, l’insieme degli investitori e l’industria dei gioielli e della tecnologia, che utilizzano l’oro per le loro produzioni.

Tradizionalmente, le banche centrali dell’Europa e degli Stati Uniti hanno riserve auree molto elevate, percentualmente molto superiori a quelle delle banche dei paesi emergenti. Questo fa sì che, oggi, la domanda di oro sia quasi sempre in crescita: economie in rampa di lancio come quelle di Cina, India o Brasile, nel momento in cui decidessero di aumentare in maniera considerevole le proprie riserve, coinvolgerebbero il mercato dell’oro in una consistente variazione dei propri scenari e dei propri valori.
Analogamente, tanti Paesi del Vecchio Continente si trovano a dover fare i conti con debiti sovrani molto pesanti, che inevitabilmente portano a una svalutazione della moneta e a una conseguente maggiore richiesta di oro per rinforzare ancor più le riserve auree, scudo di sicurezza proprio contro l’eccessiva svalutazione, visto il suo sostanziale essere immune da essa.
Di contro, la richiesta di oro proveniente dall’industria è diminuita negli ultimi anni a causa di una crisi economica che ha ridotto la produzione. Inoltre, l’aumento del valore dell’oro non ha certo giovato al reperimento del metallo da soggetti le cui riserve non possono essere paragonabili a quelle delle banche. Il discorso non è di poco conto, perché tra industrie dei gioielli, realtà legate al mondo della tecnologia (che utilizzano l’oro per diverse componenti) e aziende impegnate in ambito odontoiatrico, la richiesta globale di oro da parte di questo settore incide in maniera piuttosto considerevole.
A questi fattori si aggiungono quelli di ordine sociale: la maggior parte dei Paesi da cui l’oro proviene, infatti, si trovano in parti del mondo la cui situazione politica è instabile se non, a volte, di vera e propria guerra. Per questo è inevitabile che eventuali disordini di ordine pubblico comportino rallentamenti nell’estrazione e una minore offerta di oro sui mercati con inevitabili ripercussioni sul prezzo finale.

Il petrolio, invece, nei confronti dell’oro non gioca un ruolo di influenza ma, piuttosto, ne rispecchia l’andamento. Sia l’oro che il petrolio infatti, sono due beni le cui oscillazioni sono legate agli stessi fattori (soprattutto instabilità politica e sociale, eventuali conflitti e crollo generale dell’econonomia), per questo, solitamente, all’aumentare del prezzo dell’uno, corrisponde l’aumento anche dell’altro.
Andamento inversamente proporzionale ha, invece, il dollaro. Nel momento in cui la valuta si rafforza, infatti, il prezzo dell’oro diminuisce, per il semplice fatto che, per comprare una stessa quantità di oro, avrò bisogno di un minor numero di dollari. Viceversa, se la moneta si indebolisce, l’oro aumenta il suo valore.