Per fondere l’oro o l’argento non serve affatto recarsi da un professionista anche se suggeriamo di rivolgersi sempre e comunque a strutture professionali per effettuare questa lavorazione che altrimenti non potrebbe essere certificata risultando quindi inutile. Infatti molti commercianti come gioiellieri, orafi etc, si rivolgono a banco metalli o fonderie specializzate per richiedere l’affinazione dell’oro usato.
Se invece voglia effettuare un’esperienza personale, occorre avere gli strumenti giusti e sapere che nel mondo vengono utilizzate diverse tecniche per fondere l’oro usato, trasformandolo quindi a seconda delle necessità. Le tecniche utili per lavorare con i metalli preziosi hanno subito solo poche modifiche nel corso dei millenni, rimanendo pressoché invariate. Si tratta di metodi universali e conosciuti dall’antichità. Prima di lanciarsi nell’avventura e fondere gli oggetti realizzati con i metalli preziosi presenti nella propria casa, è meglio prendere alcune precauzioni. Innanzitutto, bisogna avere una postazione di lavoro, la strumentazione giusta (specialmente considerando le alte temperature) e molta prudenza, che in questo caso non è mai troppa. Per eliminare le impurità dell’oro usato viene utilizzato un apposito flussante rappresentato da una sostanza chimica spalmata sul metallo poco prima della sua fusione. Nella maggior parte dei casi si utilizza il carbonato di sodio e la quantità da utilizzare di questo composto chimico è direttamente proporzionale all’impurità dell’oro stesso. In tutte le tecniche utilizzate per fondere l’oro si utilizza una fonte di calore. Questa può essere una fornace o una fiamma. Occorre comunque ricordarsi, che per diventare liquido l’oro deve raggiungere una temperatura di circa 1064° centigradi.
A questo punto, il metallo solido si scioglierà diventando liquido e potrà essere versato in un crogiolo insieme a sostanze come il borace e il salnitro, utili a evitare l’ossidazione dell’oro rendendolo maggiormente fluido, e quindi più malleabile. Durante quest’operazione occorre essere particolarmente veloci per evitare che l’oro si stratifichi, ma prestando comunque molta attenzione ai movimenti eseguiti. Nella forma liquida l’oro non interagirà con il bicarbonato di sodio, che però svolgerà un’azione purificatrice eliminando le impurità e sostanze estranee presenti nel metallo. Quindi si può prendere in considerazione l’idea di aggiungere all’oro fuso un altro metallo in modo da creare una lega, in modo da renderlo più resistente. L’oro usato nei processi di gioielleria non è mai completamente puro, ma generalmente contiene circa il 25% di un altro elemento metallico, poiché l’oro puro è troppo tenero e potrebbe facilmente disgregarsi. L’aggiunta di metalli permette di consolidare i legami chimici nella struttura, evitando che l’oro si disgreghi. In via generale, i metalli aggiunti all’oro durante questa fase di lavorazione sono il rame o il nichel, ma eseguendo la tecnica con dell’oro usato si deve prendere in considerazione la possibilità che uno di questi due metalli sia già stato aggiunto, e che quindi sia già contenuto nella fusione. Il colore del prodotto finale dipende in gran quantità dall’aggiunta del metallo secondario. Il rame, per esempio, darà all’oro un colore rossastro; il ferro – un colore verdognolo; il bismuto – un colore nero; l’alluminio – il viola e l’argento – il verde-chiaro (l’oro diventa bianco se l’argento raggiunge il 50% della massa totale del metallo). Ovviamente, meno aggiunte di altri metalli ci sono, è più diventa prezioso l’oro. Dopo la fusione e la lavorazione si fa assumere all’oro la forma desiderata e si passa ai processi di elettrodeposizione. Una volta che la temperatura scenderà e l’oro si solidificherà nuovamente, l’elettrodeposizione permetterà al metallo di avere una superficie più riflettente. Infine, si passa all’ultima fase lucidando il metallo in modo da attribuirgli più lucentezza e decorandolo. Alla fine dei lavori il gioiello realizzato con la lega dorata sarà pronto.
Nonostante molti considerino l’oro come il più prezioso dei metalli, occorre specificare che non è propriamente così. Difatti il valore di un metallo dipende dalla sua disponibilità nel mondo. Nella classifica dei metalli più preziosi, l’oro occupa soltanto la terza posizione, mentre le prime due sono occupate, rispettivamente, dal rodio e dal platino. L’argento, invece, occupa soltanto la nona posizione dei metalli più preziosi del mondo, in quanto è meno raro in natura del renio, palladio, l’iridio, l’osmio e del rutenio.