Quando oggi si parla di oro non ci si riferisce solamente al mondo dei gioielli, ma ci si occupa in senso più ampio di investimenti: insieme ai diamanti, infatti, il metallo nobile per eccellenza fa parte dei cosiddetti ‘beni rifugio’, che rappresentano una valida alternativa alla borsa ed ai titoli di Stato che, in questi periodi di crisi economica globale, portano spesso a perdite anche consistenti di capitale.
L’ORO NELLE NOSTRE CASE
Oltre all’acquisto di monete da collezionismo o lingotti d’oro già pronti, si sta diffondendo, sia fra i semplici privati che tra i commercianti, sempre di più l’abitudine di rivolgersi a servizi di compro oro per trasformare i propri ‘rottami’ d’oro (come i vecchi gioielli non più utilizzati, i frammenti di montature ormai lacerate o magari qualche orecchino dispari) in uno o più lingotti da investimento da conservare nel tempo o da rivendere immediatamente.
In realtà nelle nostre case l’oro si trova anche in svariati oggetti di uso comune; posateria, cornici, medaglie, coppe, monili, piccoli elettrodomestici, addirittura protesi dentarie: presi singolarmente non hanno un gran valore, ma considerati tutti insieme rappresentano una significativa fonte di oro che può essere riconvertito.
IL SAGGIO ALLA TOCCA
E’ evidente che il pre-requisito per poter procedere a qualsiasi tipo di trasformazione dell’oro è verificarne l’autenticità.
Pertanto prima di arrivare alla fusione del vecchio gioiello o del rottame d’oro, si effettua il cosiddetto ‘saggio alla tocca‘; si tratta, sostanzialmente, di un semplice esame chimico, che si esegue grattando una piccolissima parte di materiale da controllare che, viene fatta ricadere su di un particolare tipo di pietra, denominata ‘pietra di paragone’. A questo punto sulla polvere viene versata qualche goccia di reagente liquido (normalmente acido nitrico): l’oro è altamente resistente agli acidi, per cui se il campione sarà autentico non succederà assolutamente nulla; viceversa, in caso di contraffazione, si noterà una evidente corrosione superficiale o una vera e propria liquefazione totale.
COME AVVIENE IL PROCESSO DI FUSIONE DELL’ORO
Una volta raccolto e controllato, tutto l’oro ‘vecchio’ può essere finalmente avviato alla fusione: esso viene posto in un crogiolo, a sua volta inserito in appositi forni a gas o elettrici, in grado di portarlo alla sua elevata temperatura di fusione, che è di circa 1.064 gradi centigradi.
In questa fase all’oro vengono aggiunti del nitrato di potassio (che lo rende più liquido ed omogeneo) e del tetraborato di sodio (per evitare fenomeni di ossidazione); una volta fuso, l’oro viene colato molto velocemente in stampi d’argilla sagomati con cera o in forme di ghisa e grafite con pareti leggermente bagnate con olio di lino.
Grazie alla liquefazione subita, l’oro si separa da altri metalli meno nobili, che vengono poi ulteriormente eliminati grazie ad un conclusivo lavaggio in acido solforico.
A questo punto il lingotto sarà pronto e, dopo le opportune verifiche per saggiarne il titolo, sarà consegnato al legittimo proprietario.
A CHI RIVOLGERSI PER FAR FONDERE IL PROPRIO ORO
E’ bene chiarire che per poter fondere e commercializzare l’oro è necessario essere in possesso di appositi permessi e certificazioni; la legge in questo senso è molto rigorosa e prevede pene anche molto pesanti per i trasgressori.
Chi intenda trasformare i propri rottami d’oro in lingotti da investimento deve quindi rivolgersi esclusivamente ai Banchi dei Metalli e ai servizi compro oro per commercianti e privati, tutti regolarmente autorizzati dalla Banca d’Italia e presenti un po’ ovunque.
Sono invece assolutamente vietate le pratiche fai da te e gli interventi eseguiti da tecnici improvvisati, che condizionerebbero il buon esito tecnico di tutta l’operazione, esponendo nel contempo il committente all’illegalità.
Oltre a tutti questi elementi è sempre bene verificare la serietà degli operatori, che devono agire con correttezza garantendo il cliente, passo dopo passo, su tutte le procedure adottate: in alcuni casi è addirittura previsto il monitoraggio della fusione attraverso una ripresa video a circuito chiuso, in modo che possa essere dimostrato che tutto il vecchio oro avviato alla lavorazione sia stato utilizzato e non parzialmente sottratto.